Il Savoia-Marchetti S.M.79 “Sparviero” rappresenta una delle icone dell’aviazione militare italiana del XX secolo. Nato come aereo da trasporto veloce negli anni ’30, si distinse durante la Seconda Guerra Mondiale per le sue prestazioni e versatilità, diventando il bombardiere medio più prodotto e utilizzato dalla Regia Aeronautica.
Origini e sviluppo
Progettato dall’ingegner Alessandro Marchetti, il S.M.79 effettuò il primo volo nel 1934. Inizialmente concepito come aereo da trasporto civile, fu successivamente adattato per scopi militari, partecipando con successo alla Guerra Civile Spagnola. La sua struttura mista in legno, metallo e tela, unita a tre motori radiali Alfa Romeo 126 RC.34 da 750 CV ciascuno, gli conferiva una velocità massima di circa 430 km/h e un’autonomia di oltre 2.000 km. La caratteristica “gobba” dorsale, che ospitava una mitragliatrice Breda-SAFAT da 12,7 mm, gli valse il soprannome di “il gobbo maledetto” tra i piloti italiani e “damned hunchback” tra quelli britannici.
Impiego operativo
Guerra Civile Spagnola
Il S.M.79 fu impiegato per la prima volta in combattimento durante la Guerra Civile Spagnola, dove dimostrò eccellenti capacità come bombardiere e ricognitore. La sua robustezza e facilità di manutenzione lo resero particolarmente apprezzato dagli equipaggi.
Seconda Guerra Mondiale
All’inizio del conflitto, il S.M.79 era il bombardiere più diffuso nella Regia Aeronautica, equipaggiando 14 stormi da bombardamento terrestre. Fu impiegato in vari teatri operativi, tra cui la Francia, l’Africa Settentrionale, la Grecia e il Mediterraneo. In particolare, si distinse come aerosilurante, affondando diverse navi britanniche, tra cui il cacciatorpediniere HMS Bedouin e danneggiando gravemente la corazzata HMS Nelson.
Nel 1942, fu protagonista di un’operazione pionieristica: un S.M.79 radiocomandato, carico di esplosivo, fu lanciato contro un convoglio britannico durante l’Operazione Pedestal. Sebbene l’attacco non ebbe successo, rappresentò uno dei primi tentativi di impiego di aerei senza pilota in missioni offensive.
Dopo l' armistizio
Dopo l’8 settembre 1943, il S.M.79 fu utilizzato sia dalla Repubblica Sociale Italiana, nel Gruppo Aerosiluranti “Buscaglia-Faggioni”, sia dalla Regia Aeronautica del Regno del Sud. Nel dopoguerra, alcuni esemplari furono convertiti per il trasporto civile e militare, rimanendo in servizio fino al 1959 in Libano.
Caratteristiche tecniche principali
- Equipaggio: 5-6 persone
- Motori: 3 × Alfa Romeo 126 RC.34 da 750 CV ciascuno
- Velocità massima: circa 430 km/h
- Autonomia: oltre 2.000 km
- Armamento: fino a 1.250 kg di bombe o 2 siluri; 3 mitragliatrici Breda-SAFAT da 12,7 mm e una Lewis da 7,7 mm
- Struttura: mista in legno, metallo e tela
Un Tesoro del Passato: La Coda del nostro S.M.79
Il nostro archivio storico custodisce con orgoglio un reperto di eccezionale valore: la coda originale di un esemplare di Savoia-Marchetti S.M.79 “Sparviero”.
Questo cimelio rappresenta non solo un frammento fisico di uno degli aerei più iconici della nostra aviazione, ma anche un simbolo tangibile della storia e dell’ingegno aeronautico italiano.
Dopo un lungo e accurato lavoro di restauro conservativo, la coda è tornata al suo splendore originale, come raccontato nel nostro reportage dedicato:
👉 SIAI S.79, progetto di restauro delle superfici di coda
Anche altri cimeli di questo velivolo sono presenti in Hangar G oltre all’immancabile raccolta fotografica.
Conservare e raccontare questi pezzi di storia significa rendere omaggio non solo a una macchina straordinaria, ma anche al coraggio e alla dedizione degli uomini che l’hanno progettata, costruita e pilotata.
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